TERAMO – Sarà il prossimo consiglio dei ministri, in programma domani, ad imprimere una decisa accelerazione al processo di aggregazione tra la Banca di Teramo e la consorella maggiore Bcc di Roma. Le nuove regole della galassia del credito cooperativo imporrà scelte decisive sulla linea delle fusioni, con l’innalzamento del numero minimo dei soci da 200 a 500 e con l’aumento dell’investimento delle risorse in azioni da 50mila a 100mila euro, e l’obbligatorietà di adesione alla holding nazionale, pena l’uscita dal sistema finanche alla liquidazione. In questo panorama, la Banca di Teramo è costretta dalle mondo creditizio a fare scelte importanti e forse anche dolorose sul piano dell’identità, ma necessarie. Necessarie e anche irrinunciabili rispetto ad un altro termometro che misura la febbre di una banca: i crediti deteriorati. L’istituto di credito di viale Crucioli fondato nel 1996 dall’onorevole Antonio Tancredi sulla sua strada, almeno fino al 2013, ha raccolto scorie finanziarie che adesso ne hanno appesantito la struttura, minando le fondamenta e l’operazione di pulizia avviata due anni fa non potrà mai concludersi senza difficili perdite contabili. Non c’è più tempo insomma per studiare alternative che non siano quelle dell’imboccare la strada verso Roma e la maggior parte del consiglio di amministrazione è deciso su questa posizione, pur non riuscendo ad evitare il contraddittorio interno, a volte condito da confronti duri, che avrebbero portato più di una volta anche lo stesso direttore generale Fernando De Flaviis a minacciare le sue dimissioni dall’incarico di risanatore della banca. Dunque non c’è più tempo per altre ipotesi, semmai siano state ventilate. Sul fronte regionale, infatti, l’idea progettuale di una Banca di credito cooperativo unica abruzzese sarebbe naufragata già nel momento in cui è stata pensata e comunque al momento non ci sono iniziative tese all’organizzazione di tavoli per discutere di questo. E dunque, dopo la firma del protocollo d’intesa tra i presidenti di Teramo e Roma, Artoni e Liberati, e l’attività di “due diligence” già quasi conclusa, il passaggio inesorabile e ancora più vicino è l’avvio dell’accordo di fusione che porterà le otto filiali della Banca di Teramo a vestire le insegne del colosso capitolino di via Sardegna, che conta quasi 31mila soci, 360mila clienti e 1.480 dipendenti, con 179 filiali tra Lazio, Abruzzo interno e alta Padovana.
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